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The lure of the antique: nationalism, politics and archaeology in British Malta (1880–1964)
Negli anni recenti si è sviluppato un notevole interesse per gli aspetti socio-politici della pratica archeologica. Nel ripercorrere lo sviluppo della tradizione archeologica di Malta, questo studio si propone di scoprire se gruppi sociali o politici si appropriarono di oggetti antichi e di siti arc...
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Published in: | Papers of the British School at Rome 2001-11, Vol.69, p.353-384 |
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Main Authors: | , |
Format: | Article |
Language: | English |
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Summary: | Negli anni recenti si è sviluppato un notevole interesse per gli aspetti socio-politici della pratica archeologica. Nel ripercorrere lo sviluppo della tradizione archeologica di Malta, questo studio si propone di scoprire se gruppi sociali o politici si appropriarono di oggetti antichi e di siti archeologici per rivendicare una propria distinta identita. L'articolo si concentra sul periodo che seguì all'annuncio, nel 1880, di una serie di riforme che regolavano gli affari pubblici, che rese il dominio coloniale britannico in Malta ancora più invadente ed autoritario. La comprensione dell'antico che può definirsi propriamente ‘archeologica’ nacque in questo periodo e maturò dall'esigenza di conservare le vestigia della storia del paese attraverso l'emanazione di leggi e il fervore patriottico e nazionalista. L'attività archeologica di personaggi quali A.A. Caruana, Albert Mayr, Themistocles Zammit, Thomas Ashby e Luigi M. Ugolini, viene qui analizzata in questo contesto. Gli autori sostengono che, contro lo sfondo di una lenta comprensione delle fasi più antiche della razza umana e del riconoscimento del passato preistorico di Malta, sorse la necessità tra i politici di una delle colonie della ‘Corona’ di appropriarsi del passato come di un precedente per il presente ed il futuro. |
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ISSN: | 0068-2462 2045-239X |
DOI: | 10.1017/S0068246200001860 |