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Multidisciplinary approach to orbital decompression. A review

L’approccio multidisciplinare alla decompressione orbitaria. Una review.RIASSUNTOLa chirurgia endoscopica orbitaria rappresenta un ambito multidisciplinare in costante evoluzione grazie allo sviluppo delle tecniche sia in ambito oftalmologico che otorinolaringoiatrico. Tali progressi hanno esteso le...

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Published in:Acta otorhino-laryngologica italica 2021-04, Vol.41 (Suppl. 1), p.S90
Main Authors: Parrilla, Claudio, Mele, Dario Antonio, Gelli, Silvia, Zelano, Lorenzo, Bussu, Francesco, Rigante, Mario, Savino, Gustavo, Scarano, Emanuele
Format: Article
Language:English
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creator Parrilla, Claudio
Mele, Dario Antonio
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description L’approccio multidisciplinare alla decompressione orbitaria. Una review.RIASSUNTOLa chirurgia endoscopica orbitaria rappresenta un ambito multidisciplinare in costante evoluzione grazie allo sviluppo delle tecniche sia in ambito oftalmologico che otorinolaringoiatrico. Tali progressi hanno esteso le applicazioni cliniche della decompressione orbitaria, con incremento del numero di lavori in letteratura, volti a descrivere la gestione multidisciplinare dell’orbitopatia tiroidea e della neuropatia ottica compressiva, a partire dagli anni ’90. Sebbene le tecniche si siano evolute notevolmente, solo pochi studi controllati randomizzati mostrano evidenze a supporto di indicazioni per la pratica clinica. Questa review fornisce una panoramica delle conoscenze attuali sulla decompressione orbitaria, per chiarire quali siano le strategie terapeutiche maggiormente standardizzate. In letteratura, abbiamo osservato i diversi approcci con risultati contrastanti e il confronto delle varie tecniche chirurgiche è influenzato dall’inclusione di pazienti in stadio di malattia differente (fase attiva o inattiva), da differenti indicazioni alla chirurgia (neuropatia distiroidea o proptosi sfigurante) e metodi di misurazione dei risultati (come ad esempio vari sistemi per la valutazione della motilità oculare). La tempistica della decompressione chirurgica è un altro dei temi ancora oggi dibattuti. Uno studio clinico randomizzato ha mostrato come la terapia steroidea endovenosa consenta un miglior recupero visivo rispetto alla decompressione orbitaria chirurgica; ma in caso di scarsa risposta alla terapia medica il paziente dovrebbe essere sottoposto a chirurgia entro due settimane. C’è una lieve evidenza che la rimozione delle pareti mediale e laterale (cosiddetta decompressione bilanciata) con o senza rimozione del grasso orbitario rappresenti la tecnica chirurgica più efficace, con un basso tasso di complicanze. La decompressione a tre pareti è scelta in caso di proptosi di alto grado, ma le complicanze sono più frequenti. Un numero crescente di autori sta promuovendo, per casi selezionati, un approccio chirurgico puramente endoscopico (con rimozione della parete orbitaria mediale e infero-mediale), meno invasivo della decompressione bilanciata; quest’ultima appare indicata nei casi di proptosi più grave o di diplopia post-procedura endoscopica. La corretta tempistica della decompressione orbitaria è ancora da determinare, soprattutto se presente una concomitante neuropatia
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Sebbene le tecniche si siano evolute notevolmente, solo pochi studi controllati randomizzati mostrano evidenze a supporto di indicazioni per la pratica clinica. Questa review fornisce una panoramica delle conoscenze attuali sulla decompressione orbitaria, per chiarire quali siano le strategie terapeutiche maggiormente standardizzate. In letteratura, abbiamo osservato i diversi approcci con risultati contrastanti e il confronto delle varie tecniche chirurgiche è influenzato dall’inclusione di pazienti in stadio di malattia differente (fase attiva o inattiva), da differenti indicazioni alla chirurgia (neuropatia distiroidea o proptosi sfigurante) e metodi di misurazione dei risultati (come ad esempio vari sistemi per la valutazione della motilità oculare). La tempistica della decompressione chirurgica è un altro dei temi ancora oggi dibattuti. Uno studio clinico randomizzato ha mostrato come la terapia steroidea endovenosa consenta un miglior recupero visivo rispetto alla decompressione orbitaria chirurgica; ma in caso di scarsa risposta alla terapia medica il paziente dovrebbe essere sottoposto a chirurgia entro due settimane. C’è una lieve evidenza che la rimozione delle pareti mediale e laterale (cosiddetta decompressione bilanciata) con o senza rimozione del grasso orbitario rappresenti la tecnica chirurgica più efficace, con un basso tasso di complicanze. La decompressione a tre pareti è scelta in caso di proptosi di alto grado, ma le complicanze sono più frequenti. Un numero crescente di autori sta promuovendo, per casi selezionati, un approccio chirurgico puramente endoscopico (con rimozione della parete orbitaria mediale e infero-mediale), meno invasivo della decompressione bilanciata; quest’ultima appare indicata nei casi di proptosi più grave o di diplopia post-procedura endoscopica. La corretta tempistica della decompressione orbitaria è ancora da determinare, soprattutto se presente una concomitante neuropatia ottica. Procedure aggiuntive oftalmologiche sono necessarie per la normale funzionalità e cosmesi. La chirurgia dello strabismo per correggere la diplopia e l’abbassamento della posizione della palpebra superiore rappresentano alcuni dei passaggi successivi per la riabilitazione finale dell’orbitopatia di Graves. I principali outcome attualmente valutati includono acuità visiva, proptosi e diplopia di nuova insorgenza. Studi recenti si focalizzano sullo sviluppo di misurazioni sull’imaging per valutare i risultati chirurgici e i questionari sulla qualità della vita stanno acquisendo importanza sempre maggiore.</description><identifier>ISSN: 1827-675X</identifier><identifier>EISSN: 1827-675X</identifier><identifier>DOI: 10.14639/0392-100X-suppl.1-41-2021-09</identifier><language>eng</language><ispartof>Acta otorhino-laryngologica italica, 2021-04, Vol.41 (Suppl. 1), p.S90</ispartof><lds50>peer_reviewed</lds50><oa>free_for_read</oa><woscitedreferencessubscribed>false</woscitedreferencessubscribed></display><links><openurl>$$Topenurl_article</openurl><openurlfulltext>$$Topenurlfull_article</openurlfulltext><thumbnail>$$Tsyndetics_thumb_exl</thumbnail><link.rule.ids>314,780,784,27924,27925</link.rule.ids></links><search><creatorcontrib>Parrilla, Claudio</creatorcontrib><creatorcontrib>Mele, Dario Antonio</creatorcontrib><creatorcontrib>Gelli, Silvia</creatorcontrib><creatorcontrib>Zelano, Lorenzo</creatorcontrib><creatorcontrib>Bussu, Francesco</creatorcontrib><creatorcontrib>Rigante, Mario</creatorcontrib><creatorcontrib>Savino, Gustavo</creatorcontrib><creatorcontrib>Scarano, Emanuele</creatorcontrib><title>Multidisciplinary approach to orbital decompression. 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In letteratura, abbiamo osservato i diversi approcci con risultati contrastanti e il confronto delle varie tecniche chirurgiche è influenzato dall’inclusione di pazienti in stadio di malattia differente (fase attiva o inattiva), da differenti indicazioni alla chirurgia (neuropatia distiroidea o proptosi sfigurante) e metodi di misurazione dei risultati (come ad esempio vari sistemi per la valutazione della motilità oculare). La tempistica della decompressione chirurgica è un altro dei temi ancora oggi dibattuti. Uno studio clinico randomizzato ha mostrato come la terapia steroidea endovenosa consenta un miglior recupero visivo rispetto alla decompressione orbitaria chirurgica; ma in caso di scarsa risposta alla terapia medica il paziente dovrebbe essere sottoposto a chirurgia entro due settimane. C’è una lieve evidenza che la rimozione delle pareti mediale e laterale (cosiddetta decompressione bilanciata) con o senza rimozione del grasso orbitario rappresenti la tecnica chirurgica più efficace, con un basso tasso di complicanze. La decompressione a tre pareti è scelta in caso di proptosi di alto grado, ma le complicanze sono più frequenti. Un numero crescente di autori sta promuovendo, per casi selezionati, un approccio chirurgico puramente endoscopico (con rimozione della parete orbitaria mediale e infero-mediale), meno invasivo della decompressione bilanciata; quest’ultima appare indicata nei casi di proptosi più grave o di diplopia post-procedura endoscopica. La corretta tempistica della decompressione orbitaria è ancora da determinare, soprattutto se presente una concomitante neuropatia ottica. Procedure aggiuntive oftalmologiche sono necessarie per la normale funzionalità e cosmesi. La chirurgia dello strabismo per correggere la diplopia e l’abbassamento della posizione della palpebra superiore rappresentano alcuni dei passaggi successivi per la riabilitazione finale dell’orbitopatia di Graves. I principali outcome attualmente valutati includono acuità visiva, proptosi e diplopia di nuova insorgenza. 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Questa review fornisce una panoramica delle conoscenze attuali sulla decompressione orbitaria, per chiarire quali siano le strategie terapeutiche maggiormente standardizzate. In letteratura, abbiamo osservato i diversi approcci con risultati contrastanti e il confronto delle varie tecniche chirurgiche è influenzato dall’inclusione di pazienti in stadio di malattia differente (fase attiva o inattiva), da differenti indicazioni alla chirurgia (neuropatia distiroidea o proptosi sfigurante) e metodi di misurazione dei risultati (come ad esempio vari sistemi per la valutazione della motilità oculare). La tempistica della decompressione chirurgica è un altro dei temi ancora oggi dibattuti. Uno studio clinico randomizzato ha mostrato come la terapia steroidea endovenosa consenta un miglior recupero visivo rispetto alla decompressione orbitaria chirurgica; ma in caso di scarsa risposta alla terapia medica il paziente dovrebbe essere sottoposto a chirurgia entro due settimane. C’è una lieve evidenza che la rimozione delle pareti mediale e laterale (cosiddetta decompressione bilanciata) con o senza rimozione del grasso orbitario rappresenti la tecnica chirurgica più efficace, con un basso tasso di complicanze. La decompressione a tre pareti è scelta in caso di proptosi di alto grado, ma le complicanze sono più frequenti. Un numero crescente di autori sta promuovendo, per casi selezionati, un approccio chirurgico puramente endoscopico (con rimozione della parete orbitaria mediale e infero-mediale), meno invasivo della decompressione bilanciata; quest’ultima appare indicata nei casi di proptosi più grave o di diplopia post-procedura endoscopica. La corretta tempistica della decompressione orbitaria è ancora da determinare, soprattutto se presente una concomitante neuropatia ottica. Procedure aggiuntive oftalmologiche sono necessarie per la normale funzionalità e cosmesi. La chirurgia dello strabismo per correggere la diplopia e l’abbassamento della posizione della palpebra superiore rappresentano alcuni dei passaggi successivi per la riabilitazione finale dell’orbitopatia di Graves. I principali outcome attualmente valutati includono acuità visiva, proptosi e diplopia di nuova insorgenza. Studi recenti si focalizzano sullo sviluppo di misurazioni sull’imaging per valutare i risultati chirurgici e i questionari sulla qualità della vita stanno acquisendo importanza sempre maggiore.</abstract><doi>10.14639/0392-100X-suppl.1-41-2021-09</doi><oa>free_for_read</oa></addata></record>
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